Trek-Segafredo, Quinn Simmons: “Non meritavo la sospensione. Il razzismo non c’entrava nulla, la conversazione era con una giornalista bianca”
Quinn Simmons torna a parlare della sospensione dello scorso autunno. Il suo team, la Trek-Segafredo, l’aveva sospeso a tempo indeterminato (sospensione che poi è durata fino alla fine della stagione) a causa di alcuni tweet considerati “divisivi e incendiari”. Il corridore americano si era poi scusato, chiedendo comunque di non essere giudicato per le sue idee politiche, e aveva dichiarato di essere interessato a fare il corridore e non a preoccuparsi dei social. Il giovane americano, però, interrogato nuovamente sulla questione ha rivelato che secondo lui non meritava la sospensione e che l’utilizzo di una emoticon di una mano di colore era stato solo casuale.
“Per quanto mi riguarda, non penso meritassi la sospensione – ha dichiarato a Cyclingweekly – Capisco che non ho rappresentato il brand come avrei dovuto, ma non penso valesse la pena saltare le Classiche, sia per me che per il team. Non era un problema di razzismo, internet lo ha trasformato in questo. Era una conversazione tra me e una giornalista bianca, non c’era nessun razzismo coinvolto. La discussione non verteva sul tema razziale, sono confuso dal fatto che sia diventato un problema di razzismo. Capisco che alle persone possa non piacere Trump, ma trasformarla in una questione razziale non era parte della discussione. Era una conversazione completamente irrilevante tra due persone bianche”.
Infine, anche per l’utilizzo della contestata emoticon il classe 2001 ha dichiarato di cadere dalle nuvole, spiegando che poi tutto sarebbe andato diversamente se non ci fossero state in corso le elezioni americane: “Sinceramente, non è nemmeno una cosa a cui ho pensato in quel momento. Era l’emoticon colorata più usata di recente, perché quando la inserisci va in automatico il colore più recente e l’avevo usata di recente allo stesso scopo. Quindi ci ho cliccato e basta, non ci ho nemmeno pensato. Se devo essere sincero non avevo mai sentito parlare prima di questo concetto di blackface digitale, o comunque vogliate chiamarlo, e credo che la maggior parte della popolazione non ne abbia mai sentito parlare. Se tutto fosse successo due mesi prima, e non nel mezzo delle elezioni americane, questo sarebbe stato un non problema”.
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